Variante 3. Monte Redival 2973 mt slm.
Se fin qui, per quanto “lungo”, il sentiero è stato agevole, adesso le cose cambiano. Incomincia a far caldo e ho un calo di prestazione, decido quindi di drogarmi con i “ciucciotti energetici”, per affrontare la salita finale.
Il tracciato man mano si fa più stretto e prosegue in costa per un breve tratto, passando anche tra alcune roccette. Non è bellissimo, a tratti sghia e non è proprio di “facile esecuzione”, ma nulla di preoccupante lo si fa tranquillamente, per qualcuno può anche risultare esposto.
Giunto alla bocchetta, dove si ha una bella infilata sulla Val di Strino e verso la Val di Pejo, devio a destra per intraprendere la salita finale verso il Monte Redival (re della valle, credo).
Una salita non lunga, ma di discreto impegno, tra rocce e qualche tratto esposto facilmente aggirabile fino all’arrivo in croce da cui si gode un panorama mozzafiato a 360°.
Sono solo, almeno per il momento. Avrò almeno un quarto d’ora buona di solitudine per godermi il tutto. Tiro fuori il binocolo e incomincio a scrutarmi attorno da lontano mi godo le crode, più vicine grazie allo strumento ottico e butto un occhio al sentiero per veder dove sono finite le due Signore. Le scorgo in lontananza, ma sembrano non parlare più, evidentemente la stanchezza si fa sentire.
Come detto, dopo circa un quarto d’ora arriva una comitiva.
Ci salutiamo e uno di loro, tira fuori del cibo, un tupperware ricolmo di sardine al sugo. Tutti abbiamo un sussulto, odore a parte che non mi infastidisce, ma che ben presto si diffonde nell’aria, il signore ci guarda e ci offre una porzione, decliniamo con grazia.
Resto con loro ancora qualche minuto chiedendo se è possibile scendere dal versante opposto la salita, per rocce e roccette che vedo sotto di me.
Un signore mi risponde che non è il caso, per via di alcuni salti di roccia. Mi fido di chi ne sa più di me, saluto e riprendo il cammino verso i laghi. Nel mentre Countrygirl e la Signora T, si stanno appropinquando.
Torno verso il bivio in direzioni laghi e abbandono il sentiero per proseguire libero tra prati e roccette costeggiando il lago inferiore di Strino e in fretta raggiungo le mie due compagne al secondo lago.
Le trovo spiaggiate al sole e discretamente provate.
Countrygirl, si sta facendo un bagno ai piedi, tiro fuori il cibo e mi gusto un meritato panino, bevendo copiosamente.
Alla fine ci riesce, con l’inganno ovviamente! Prima finge instabilità tra le pietre attorno al lago in modo da farmi alzare dal mio meritato riposo, poi mi fa spostare su una pietra in mezzo allo specchio d’acqua, si fa aiutare per potersi muovere più agevolmente e una volta posizionata di fronte a me, mi chiede il bacio!
Impossibilitato a muovermi, causa eventuale annegamento, sono costretto a cedere, anche per dimostrare che non sono un orso anaffettivo e grazie alla prontezza della Signora T., viene scattata anche una foto, questa volta, ha vinto Lei!
D’un tratto sul crinale a mezza costa del Redival, un branco di stambecchi si muove veloce in direzione Val di Strino, estraggo il binocolo per godermi al meglio il fortunato momento!
Ovviamente nel mentre le due gentildonne mi chiedono il binocolo e sempre ovviamente la mia risposta è stata: “no, compratevelo!”.
Poi sarcastico mi volto verso le due compagne di comitiva e ridendo gli dico: “Avete visto come ci si muove in montagna?”, ricevo un ovvio “Vaffa…!”, “però che invidia”, aggiunge Countrygirl!
Ad onor del vero la mia Signora in una delle sue prime camminate, estrasse dallo zaino un binocolo di colore giallo Titti, “malvagio uccellino” che gatto Silvestro tenta inutilmente di acchiappare e mangiarsi.
Ora…
Lei sosteneva ancora funzionante, una roba che ha trovato nell’uovo di pasqua o non so dove, beh l’ho provato, vedevo le mie ciglia e ho avuto problemi di vista per due giorni!!!
Fatto buttare, completamente inutile.
Ci godiamo il sole e i colori del lago ancora per un po’, poi lentamente ci incamminiamo insieme verso il ritorno. La strada è ancora lunga, sto con loro fino al bivio e quando il sentiero incomincia a scendere le abbandono di nuovo, rimanendo comunque a distanza visiva.
Questo percorso, almeno all’inizio, ha un discreto tiro e il terreno a volte è sdrucciolevole. Si insinua per la Val di Strino, tra prati e rododendri, fortunatamente ancora in fiore e costeggiando in parte, il torrente omonimo.
Il paesaggio e gradevole e molto rilassante e così tra prati, dossi e acqua che col suo fragore allieta il passo, giungo al sentiero che proviene dalla città morta (il giro classico) e mi dirigo tra rododendri e il bosco di larice che incomincia a farla da padrone, verso la deviazione del Bozerlait, dove su una roccia attendo le Signore.
Arrivano in fretta e qui inizia forse uno dei tratti più belli di questa camminata.
Prima cosa è praticamente in piano, estremamente rilassante.
Seconda cosa, fatto nei giusti periodi, regala delle fioriture stupende.
Terza cosa è molto ombreggiato, non guasta quando fa molto caldo.
Lo percorriamo insieme fino a forte Zaccarana, nel mentre io e la Signora T, ricordiamo vecchie camminate fatte insieme. All’ombra del forte ci si riposa ancora per poi ripartire, per l’ospizio di San Bartolomeo.
Prendiamo la “scalinata in legno” che scende verso il sentiero che riporta verso il Tonale. Altro tratto di cammino semi pianeggiante che attraversa i pascoli prativi del Tonale, spesso molto frequentato perché di facile esecuzione, con due postille da segnalare.
La prima: troppa gente inadeguata.
La seconda: si incontrano spesso delle mucche e indovinate dove sono normalmente… ma sul sentiero naturalmente, provare per credere!
Variante 4. La Cima Biolca 2652 mt slm.
Ultima variante; la storia che vi vado a raccontare è quella di quest’estate, agosto 2024.
Torniamo un filo indietro. Siamo alla sella sopra la Città Morta, aspetto Countrygirl che arriva di buona lena, ve l’ho detto il gap negl’anni si è accorciato!
Invece di proseguire per il giro classico o le varianti prima descritte, proseguiamo per cresta verso la cima, attraversando il trinceramento austriaco che guarda verso il Tonale.
Il sentiero è abbastanza comodo. A sinistra il panorama si staglia verso la Torre d’Albiolo, la cittadella e l’alta Val di Strino, a destra spazia sul Passo del Tonale con le sue bellissime crode, rimane così fino alla cima.
Ci sediamo ai piedi della croce in legno, dove puntualmente la Signora incomincia a molestarmi coi soliti autoscatti e baci e abbracci, ma questa volta mi concedo volentieri. Siamo saliti fin qui in onore della Giovannina bella, sua mamma, nonché mia suocera, che quest’estate ha avuto alcuni problemi di salute, fortunatamente risolti.
Qui è terra di arnica e stelle alpine che la fanno da padrona a livello di infiorescenze e sono sempre belle da guardare.
Poi si incomincia a scendere e devo dire che ha davvero un bel tiro, inoltre il terreno non è del tutto agevole e in qualche punto può risultare esposto.
Infatti…
Ricordo sempre la prima volta che abbiamo fatto questo percorso: un dramma!
Cadeva l’anno in cui la padrona del Blog era in piena isteria dovuta alla vertigine, poco tempo prima avevamo fatto la Corna/o di Bles (si veda l’aneddoto del mio racconto).
E anche qui ha regalato momenti magici durante il nostro incedere. Arrivati a un certo punto appena iniziata la discesa dalla croce il sentiero si butta verso la Val di Strino per poi virare a destra, il problema è che si spinge verso la cresta e non si ha una visuale chiara di come svolta!
Panico! Madame incomincia a strillare: “ma dove va il sentiero, nel vuoto? Mi avevi detto che era facile!”, completamente inutili i miei tentativi di calmarla…”ma guarda che girerà sulla destra, stai calma!” e “come faccio a sapere com’è, se è la prima volta che lo faccio, calmati!”.
E’ finita come sulla Bles: io davanti e lei attaccata al mio zaino, almeno fino a quando non ha ritenuto sicuro il sentiero, staccandosi da me, nel mentre io mi sarei lanciato nel vuoto per la disperazione.
Per fortuna adesso, escluso questo singolo episodio, la paura è finalmente passata e se la fa tranquillamente ridendoci sopra. Chissà se riuscirò a farle rifare anche la Corna di Bles…
Il tiro dura ancora un centinaio di metri che io mi diverto a fare sui talloni aspettandola sul pianoro erboso sottostante, anche qui costellato d’Arnica.
Poi il sentiero vira leggermente a destra, diciamo verso il Tonale, per poi curvare verso sinistra verso la Val di Strino, sempre tra prati erbosi.
Pian piano si incunea verso il lariceto fino a spuntare sopra forte Zaccarana (parte nord).
Il forte è gremito di gente e quindi decidiamo di sdraiarci all’ombra di un larice poco prima del forte ed e qui che vedo il mio idolo.
Di norma li definisco i “Jonathan dimensione avventura”: cappello a tesa larga circolare con cordino al mento, di solito “color mimetico”, pantaloncino alla zuava cargo, calze in spugna bianche con righe finali in cima di colori vari a mezzo polpaccio e scarpe da tennis.
Normalmente consultano apparecchiature elettroniche manco fossero nel deserto…
Guardo Countrygirl e le dico:“ti giuro che se viene di qua e mi chiede com’è la salita alla Biolca, gli rispondo che è facile!”, scoppia a ridere.
Attendiamo al fresco ancora un po’ per poi scendere per il percorso che vi ho descritto nell’ultima variante (la 4).
Cosa incredibile… non c’erano le mucche sul sentiero!
Alla prossima.
Il Selvatico.
Forse potrebbe interessarti leggere anche: “Bivacco Valerio Festa“