CANE’-SALINE-CASE DI BLES-TOR DE PAGA’-CORNO O CORNA DI BLES-PORTA MURALTA-CIMA ROVAIA-MALGA TREMONTI-PLASA GERU’.

20-08-2024

Partenza: Canè, primo parcheggio di fronte all’isola ecologica.

Arrivo: Corno o Corna di Bles 2758 Mt slm

Dislivello +/- 1500 mt circa, per l’intero percorso.

Difficoltà: EE

Tipologia: Anello. Percorso che si svolge su strade agro silvo pastorali, sentieri montani, traccia, molto lungo 17 Km circa.

Lei è la Bles, ce ne sono tante come Lei, è vero, ma Lei è unica almeno per me. Così probabilmente avrebbe detto il sergente maggiore Hartman, se l’avesse conosciuta!

E’ sempre lì che mi guarda, svetta con la sua croce, dominando l’abitato di Canè e la valle, severa, silenziosa, imponente, reverenziale.

Bles

Questa è la sensazione che mi da questa cima ogni volta che la osservo. Forse perché la prima volta che l’affrontai, mi respinse con tutta la sua imponenza. Merito anche di una serata in baita di amici, finita a mangiare albicocche immerse nella vodka e zuccherate. Non proprio l’idea migliore per affrontare questa salita di tutto rispetto il giorno successivo!

Chi è causa dei suoi mali pianga se stesso, mi diceva la mia Vecia!

L’ho affrontata più volte in seguito e da vari punti, ma sempre con il dovuto rispetto e con un briciolo di saggezza in più. Questa volta l’ho rifatta da Canè, esattamente come quando l’approcciai, per la seconda volta.

In più c’era “una situazione particolare da sfatare”. Il giorno dopo avrebbero operato mia suocera e avevo promesso a Countrygirl che sarei salito, forse per un rito arcaico, un istino ancestrale…

Il Pierino, mio suocero, mi ha ringraziato per essere andato alla croce. Non credo in Dio e gli ho risposto così: ”ognuno di noi ha i suoi miti, santi, dei, io voglio bene alla Giò e a tutti voi…” Si commuove ancora!

Ps l’intervento è andato bene, non certo per quello che ho fatto, ma perché la Giò è una donna d’altri tempi!

Ma torniamo a noi.

Giornata fresca rispetto al trend estivo, parcheggio la vettura e mi incammino per l’abitato di Canè. Lascio la chiesa alla mia dx e percorro la via in salita per “il centro”. Superata una casa bianca molto carina e addobbata di fiori, supero una bella fontana da lavandaie (scusate la misoginia) e appena dopo una mulattiera sale a sx.

Si parte da lì.

Si taglia in pratica un tornante stradale e appena arrivati ad un parcheggio salgo subito a sx su un’altra ASP, fino a raggiungere una santella bianca, abbastanza grande. Lascio la santella alla mia dx e proseguo dritto per qualche metro e poi subito a sx su un’altra ASP che sale obliqua verso le case di Saline.

Giunto alle Saline, alla fontana, una palina indica le case di Bles, Tor de Pagà (torre dei pagani). Anche qui si sale a sx, prendendo una ASP, abbastanza lunga che con qualche strappo, soprattutto nel finale, mi porta alle case di Bles, dove si incomincia a vedere la meta.

Dalle case, si prosegue dritti, il bosco incomincia a diradarsi e il corno di Bles svetta alla mia sinistra, con la sua bella croce bianca. Ancora uno strappo nel bosco e poi su prato e giungo finalmente a Tor de Pagà.

Qui si possono ammirare resti murari, denominati appunto Tor de Pagà, citati da fonti storiche seicentesche come ultimo rifugio dei pagani oppositori alla cristianizzazione portata da Carlo Magno, indicata anche dalla toponomastica locale.

Oltre alla torre esistono anche i canali della Tor e Plàsa de la Tor, così almeno si racconta storicamente parlando.

Ecco da qui si fa sul serio.

La strada sale e sale decisa anche se, ad onor del vero, qualche anno fa hanno rifatto la traccia “alleggerendo” la salita, almeno per la prima parte.

Salendo si incontrano i primi “sfasciumi” e il “canalino” da superare. Direi il tratto più duro da superare con la croce che man mano si avvicina, ma non arriva…

L’ultimo tratto sale tra roccette e massi, facilmente camminabili, ma attenzione a dove si muove il passo!

Finalmente arriva la croce.

Bles

C’è il libro di vetta in una “bussola” facente parte della struttura, dove annoto ancora una volta il mio passaggio, lasciando un pensiero alla Giò.

Un’ora e cinquantanove minuti mi ci sono voluti per salire. Sono molto soddisfatto. Le nuvole intono a me danzano minacciose verso il massiccio dell’Adamello, mentre raggi di luce le trapassano, illuminando l’abitato di Ponte di Legno a macchie.

Provo a chiamare la capa che immancabilmente non risponde e allora le mando un video. Riusciremo a sentirci qualche minuto dopo e allora chiamo anche, o meglio video chiamo, il Vecio Alpìn, mio zio, il mio mentore per quanto riguarda la mia passione per le alte vette.

Gli video descrivo il panorama a 360°, davvero magnifico nonostante le condizioni atmosferiche. Presanella, Adamello fino ad arrivare al Bernina. Davvero il corno di Bles è una torre d’avvistamento incredibile!

Mi godo il mondo da lassù per quaranta minuti circa, facendo asciugare il vestiario, poi riprendo il cammino scendendo “dal versante opposto”.

La discesa dalla Bles è ripida e molto tecnica, di tutto rispetto.

Molto velocemente raggiungo la morena attraversandola rapidamente. Un sapiente lavoro umano ha reso questo tratto praticamente piano, ogni “lastra” posizionata facilita il cammino.

Incontro finalmente qualche bipede con cui scambio volentieri due parole e riprendo in salita il mio cammino, verso Porta Muralta che raggiungo in fretta con uno “strappo” finale. Mi godo il corno di Bles anche da qui. In una nuova prospettiva che lentamente si sta coprendo, mentre il versante di cima Rovaia che guarda verso la Val Grande, si sta aprendo.

Appena superata la “Porta”, degli “scalini di pietra”, non proprio evidenti (fate attenzione) portano il mio incedere a scendere verso sx. Una piccola discesa veloce e con qualche scalino metallico, abbastanza ripida, ma di facile esecuzione, fino a raggiungere un falso piano che con un “ampia curva” verso sinistra, mi porta a cima Rovaia mt 2510 slm.

Qui il sentiero è praticamente piano. Il grosso della fatica ormai è alle spalle, è anche ampio, fatto in epoca della grande guerra ’15-’18. Tutt’attorno sono visibili le fortificazioni definiamole della linea Cadorna.

La cima Rovaia è alla mia sx e per raggiungerla mi sposto sulla crestina, passando in mezzo alle trincee, fino alla croce in legno che segna l’arrivo in vetta.

Incontro altri due bipedi, ora c’è il sole, ma non è cattivo. Mi godo giusto il panorama per qualche minuto, anche qui davvero molto bello ed interessante e sempre per cresta e per trinceramenti riprendo il sentiero principale che si trova in basso, sulla dx.

Questa volta dopo il bivio non continuo sul sentiero principale, ma passo per il museo e per i trinceramenti. Variante meno morbida rispetto alla via normale, immergendomi nella storia che forse su questo versante è stata meno cruenta che da altre parti.

Postilla sul museo.

Piccolo, ma davvero interessante e ben curato. Vale la pena perderci qualche minuto e per altro al suo interno c’è un portico, un altare e alcuni cartelli esplicativi. Ho trovato anche un tizio praticamente in mutande che soggiornava sotto l’altare, non mi sono fatto troppe domande….

Un ultimo sforzo tra le trincee, mi ripeto parte più irta di questa variante, fino a raggiungere la deviazione per la malga Tremonti. Qui rispetto all’ultima volta che avevo fatto il tragitto qualcosa è cambiato.

Si passa sempre nella parte colpita da incendi dolosi qualche anno fa, ma il sentiero è stato allargato, quasi sicuramente per gli amanti delle due ruote.

Il panorama è abbastanza macabro, ma desta fascino. Vedere gli alberi bruciati non è bello lo so, ma dove c’è morte c’è anche vita e lentamente la natura riprende il suo corso, alla sua maniera.

Velocemente e praticamente in falso piano si arriva verso la malga.

In basso sulla dx, una facile discesa ci porta verso la palina che indica il proseguo verso Plasa Gerù.

Tre asinelli albini brucano allegri alla destra della malga, mentre sulla sinistra, su un piccolo promontorio, un gruppo abbastanza folto di pecore e capre pascola sorvegliate severamente da un gigantesco Maremmano e qualche Border Collie.

Ecco per esperienze dirette, preferirei incontrare un Lupo, piuttosto che un Maremmano in zone meno frequentate delle alte vette! (ps voglio bene anche al Maremmano).

Qui il sentiero si insinua nel bosco di larice, con un ultimo strappo deciso che si fa sentire dopo tutto il dislivello e i chilometri percorsi, appena dopo il bivio che sx porta al bivacco e a dx scende verso le case di Bles.

Bles

La domanda è sempre la stessa, “ma perché non hanno fatto la strada in linea?” La malga e il bivacco sono alla stessa “quota..”

Risposta OVVIA! Siamo in montagna!

Giungo a Plasa Gerù, dove mi risposo e riprendo energia rifocillandomi. E’ stato previsto l’ampliamento del bivacco invernale e i due operai che ci stavano lavorando ronfavano come orsi, disteso sul prato l’uno e dentro l’altro.

Bles
Plaza Gerù in una foto d’epoca (ora è in rifacimento e cambierà volto)

Mi godo il massiccio dell’Adamello, un sigh alla Calotta che man mano sta sparendo (il ghiacciaio) e riparto. Il sentiero prosegue in piano verso Tor de Pagà, ma dopo pochi metri dalla fontana, c’è una deviazione verso dx che passando per il bosco taglia il tragitto verso i pagani, portandomi direttamente verso le case di Bles.

Bles
Qui si devia a destra

Ero anche intenzionato a fermarmi, visto che si erano riempite di persone che stavano grigliando e sui tavoli vedevo girare qualche birretta ghiacciata e calici di vino, oltre a meravigliosi pà e strinù (pane con salamella).

Da qui la discesa è identica alla salita, giusto un’ultima tappa alle Saline anche perché le ginocchia mi stavano chiedendo pietà.

Poco dopo entrando nell’abitato di Canè rinuncio alla tentazione di fermarmi, con tanto di acquolina in bocca, al ristorante Cavallino, immaginando di pregustarmi un intera Torta di Paese, un must!

Conclusioni.

4 ore e 40 di cammino effettivo su 6 ore e 10 in totale. Rimane per me uno dei cammini più belli dell’alta valle Camonica, da affrontare con il giusto allenamento e con la giusta concentrazione mentale e possibilmente in giornate fresche.

I dislivelli sono importanti e il percorso in salita e in discesa soprattutto per la corna di Bles deve essere affrontato con la giusta attenzione, così come la breve discesa che da porta Muralta, porta a cima Rovaia.

La stessa attenzione va data anche al camminamento per i trinceramenti.

Alla prossima.

IL Selvatico.

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One Reply to “CORNO DI BLES, MT 2758”

  1. Bel percorso . Io l ho fatto fino alla croce ma poi scesa per dove ero salita, e deviando verso plasa Geru ho continuato fino a Tremons per poi tornare a case Bles e scendere a Saline e poi a Cane’. In un giorno limpidissimo panorama spettacolare….

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