PUNTA DI ERCAVALLO 3068 Mt slm. 09-07-2022

Partenza: parcheggio case di Viso 1877 mt slm

Arrivo: Punta di Ercavallo 3068 mt slm

Dislivello +/-: 1200 mt circa

Difficoltà: EE

Tipo di percorso: percorso ad anello

Il Racconto

Raggiungo nell’ennesima giornata calda di quest’estate, la Valle di Viso. Su carrareccia arrivo al parcheggio, quello alto che mi farà risparmiare un po’ di dislivello. Pago la mia tassa di 5 euro, poco prima dell’arrivo, proprio all’inizio delle splendide case di Viso.

Questo splendido borgo alpino conserva intatta, l’architettura originaria in muratura di queste abitazioni, dove è possibile acquistare anche dell’ottimo formaggio, dal burro allo yogurt, presso l’Azienda agricola biologica Bezzi, molto famosa per il formaggio Silter D.O.P.

Un borgo davvero magnifico, in qualsiasi stagione dell’anno!

Per i mangioni c’è la possibilità di poter mangiare, al rifugio Ercavallo.

Fatte le dovute considerazioni culinarie, proseguiamo con la nostra passeggiata.

Una volta parcheggiata la macchina, meglio sempre partire presto la mattina, in primo luogo per le temperature e in secondo per l’accessibilità al parcheggio, seguo le indicazioni per i laghi di Ercavallo, tramite il sentiero n. 59 segni Cai bianco/rossi.

Una bellissima mulattiera mi porta a salire sulla parte orografica destra della valle di Viso. Per quasi tutto il percorso, ho di fronte a me l’anfiteatro della scala di Ercavallo, prendendo quota man mano alle mie spalle, ho sempre la vista che spazia sulle meravigliose case di Viso, che dall’alto risultano, ancora più belle.

Altro punto di interesse sulla sponda opposta alla mia salita, il laghetto di Viso e la malga Forgnuncolo, meta di un giro ad anello che vi racconterò un’altra volta.

La salita prosegue costante. Supero diverse balze sul cammino, serpeggio nel perimetro di questo lato della valle attraversando morene di pietra, cascatelle e ruscelli, il vento fresco di queste acque è molto rigenerante, mi prendo del tempo per rinfrescarmi.

Punta di Ercavallo

Sulla via, il fischio e l’avvistamento di una marmotta non è da escludere, mi capita spesso di avvistarne quando faccio questo sentiero, ma questo è un altro cammino.

Arrivo abbastanza velocemente a ridosso dei laghi di Ercavallo, anche qui è un’altra storia, un altro cammino che un giorno vi racconterò.

Non do volutamente i tempi di percorrenza per due motivi:

il primo, io vado piuttosto spesso a camminare ed ho il mio passo veloce;

il secondo, ognuno ha il suo passo.

Quindi, onde evitare di farmi insultare sempre, vi descrivo semplicemente il percorso, il resto sta a voi…

La quota del primo lago, quello più grosso, e di circa 2608 mt slm, e vi consiglio di andarlo a vedere, almeno quello.

Punta di Ercavallo
Primo lago di Ercavallo

Arrivato in prossimità dei laghi, una palina da indicazioni per il sentiero n.2 per Rifugio Bozzi, la seguo per qualche centinaio di metri, questa parte del cammino che sto seguendo è parte dell’alta via Camuna, fino all’incrocio del sentiero n.17, da qui parte la salita, per la Punta di Ercavallo.

Per altro questo breve tratto di strada, praticamente pianeggiante vi aiuterà a riprendere fiato e riposare le gambe dopo lo sforzo fatto, in seguito alla salita, dal sentiero n.59.

La salita è irta, ma non complicata, m’inerpico tramite traccia su mulattiera militare e in breve tempo raggiungo un valloncello dove sono siti i laghi del Baitello a quota 2635 mt slm circa, splendidi laghi alpini, meno gettonati dei cugini Ercavallo.

Punta di Ercavallo
Laghi del Baitello

Mi aspetto di vedere qualche ungulato, anche perché mi sono mosso presto questa mattina, ma non ho fortuna; fino a qui sul mio tragitto non ho ancora incontrato nessuno.

Continuo sulla traccia, ben evidente e dopo qualche strappo vedo con lo sguardo un altro bipede, diventerà mio compagno di viaggio.

Solito approccio di rito, “ciao come va?”, “come ti chiami?”, “dove vai di bello?”.

Anche lui sta andando verso la punta di Ercavallo. E’ partito molto presto, mi chiede la mia meta, rispondo: “punta di Ercavallo, poi scendo per la valle del Montozzo, forcellina del Montozzo, rifugio Bozzi e poi la forestale fino al parcheggio!”.

“Piacerebbe, farlo anche a me, ma non mi fido a scendere verso la valle di Montozzo”.

“Guarda se vuoi, la facciamo insieme” e così è stato.

Saliamo insieme, verso la cima, io una decina di metri avanti a lui e a un certo punto sento un fischio, mi giro e chiedo: “tutto bene?”, lui mi guarda perplesso e mi risponde “si, perché?”, “non so”, aggiungo, “hai fischiato!”; “ma, io, non ho mica fischiato!”, a questo punto il perplesso sono io!

“Ok, mi sa che ho le allucinazioni per carenza di ossigeno”, gli dico, scoppiamo a ridere.

Questo tratto di mulattiera, ormai verso la fine, è costellato dai trinceramenti della prima guerra mondiale a testimonianza dello sforzo bellico intrapreso dagli eserciti Italiano da una parte e austro-ungarico dall’altra, su queste crode.

Risento fischiare, ma questa volta sente anche lui, anche perché ci eravamo fermati per fare alcune fotografie allo splendido panorama che si apriva tutto intorno a noi.

Ci guardiamo attorno, ma non si vede nessuno, mah…

Dicevo del panorama; di fronte si hanno la cima Presanella, Vermiglio, Busazza, il Pisgana, il monte Adamello per citarne alcune, a lato la catena del Cevedale, dove ben visibile è la Punta di San Matteo.

Le feritoie delle trincee, fanno da cornice alle fotografie, uno spettacolo davvero avvincente, tra l’altro in un giornata di una bellezza sopraffina.

Riecco il fischio, ma questa volta individuiamo la fonte, un bellissimo stambecco, un giovane maschio è in posizione di vedetta, poco sopra le nostre teste, probabilmente sta avvisando i suoi simili, del nostro arrivo.

Capita che questi esemplari si allarmino o si spaventino, fischino, al contario delle femmine e dei piccoli che invece belano.

Non si tratta in realtà di un vero e proprio fischio, ma di un suono prodotto dal passaggio dell’aria espirata attraverso il naso, mantenendo la bocca chiusa.

Ecco spiegato il mistero!

Ormai la croce di vetta, in legno e un po’ sgarrupata, è vicinissima a noi, la raggiungiamo alle spalle dello stambecco, in brevissimo tempo e con nostra grande sorpresa, ne avvistiamo altri due.

I tre Ibex, sono ormai raggruppati e ci osservano a distanza di sicurezza, in breve a piccoli balzi spariscono alla nostra vista, per speroni di roccia, che invidia!

Dalla vetta il panorama è ancora meglio, la visibilità è perfetta, l’aria è pulitissima e di foschia neanche traccia.

Veniamo raggiunti da altri due ragazzi, eravamo quattro amici in vetta alla punta di Ercavallo che volevano cambiare il mondo…

Ci riposiamo, facciamo volentieri due chiacchiere e ci rifocilliamo.

Dopo circa una mezzoretta, incominciamo la nostra discesa, gli altri due andranno per altri lidi.

Si deve scendere di circa un centinaio di metri o poco meno e prendere una traccia non molto evidente, ma riconoscibile che ci porta giù verso la valle del Montozzo, dapprima e per poco in piano, poi scende virtuosamente, su terriccio a volte scivoloso, ma nulla di preoccupante, basta prestare la dovuta attenzione.

In breve tempo raggiungiamo la conca del Montozzo, qui le tracce si perdono un po’, anche se è intuibile il percorso da seguire, ma vista la tipologia del terreno ed essendo ormai su terreni sicuri, decidiamo di proseguire la nostra strada puntando alla forcellina, nostra prossima meta.

Il sali scendi tra le colline della conca, l’attraversamento dei pratoni montani, fatti da varie erbe e fiori spontanei alpini, la visione dei laghetti e l’attraversamento dei vari rii, è davvero molto bella, così facendo ogni tanto va fatta attenzione per alcuni passaggi, ma nulla di preoccupante. Il tutto in totale solitudine, solo lui ed io ed il paesaggio incontaminato.

In breve siamo alla forcella del Montozzo (2613 mt slm) e avvistiamo una bellissima marmotta, ma qui le cose cambiano. In cima alla forcellina una marea di gente, tra escursionisti e ciclo turisti, arrivati da ambe e due i versanti, quello trentino che stiamo percorrendo e quello lombardo, dalla parte opposta.

Il tratto dalla forcella al Rifugio Bozzi (2478 mt slm) è breve, poco più di 130 mt di dislivello.

Arrivati al rifugio mi bevo una meritata birretta.

Un po’ di riposo non guasta, le gambe hanno bisogno di rilassarsi, anche perché fino a qui, la camminata è stata lunga e con un bel dislivello, ma decidiamo di comune accordo di ripartire.

A questo punto abbiamo due opzioni:

– o seguire la forestale sentiero n. 52 che con un tragitto più lungo, ma più morbido ci riporta al parcheggio alto di case di Viso;

– o tagliare per il vecchio sentiero che taglia in più punti la forestale, più corto e veloce, ma più impegnativo.

Decidiamo per quest’ultimo e credetemi, per chi ha gamba è decisamente molto meglio!

Nel tragitto finale parliamo un po’ di tutto, dalla pesca alla caccia, il compagno pellegrino mi è cacciatore, scopro. Famiglia e vicende accorse in alta Valcamonica, libri, film e soprattutto di camminate intraprese, in piacevole compagnia.

Ci salutiamo alle macchine, con la promessa di rincontrarsi, in altre avventure.

Ciao a tutti e alla prossima, il Selvatico.

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