Piz Alben 1865 Mt slm. 27-10-2022
Partenza: Via Giabbio, zona industriale di Premana (Lc) 750 mt slm circa.
Arrivo: Piz Alben 1865 mt slm, e per cresta fino a cima o pizzo Cameròlt
Dislivello +/- : 1312 mt circa fino al Cameròlt
Difficoltà: E, attenzione al dislivello.
Tipologia: A/R con qualche possibile deviazione, su strada agrosilvopastorale.
Partiamo molto presto, verso le 6:00 del mattino, il solito trio, il Sig. 0081, la cana Ginger ed io. Milano è ancora calda nonostante il periodo e ci aspetta una bella giornata di sole, destinazione via Giabbio, zona industriale di Premana.
Lungo il tragitto ci fermiamo a bere un caffè a Margno, ultimo avamposto utile per poterlo fare. L’alternativa sarebbe stata quella di salire fino a Premana, per poi ridiscendere verso la zona industriale, meglio evitare.
Segnalo il bar anche perché la signora, la gestrice o proprietaria, è stata molto gentile con noi e soprattutto con Ginger, offrendogli dei buonissimi biscotti, ovviamente per cani e ha anche ottime brioches, per celiaci (Sig. 0081). Io mi sono accontentato di un caffè corretto, anche perché il clima in quelle zone era decisamente diverso da quello cittadino, ricordandoci di essere in zone montane!
Mentre aspettavamo le pietanze, il Sig. 0081 mi fa notare una cosa molto curiosa, dalle finestre del bar che davano sul fondo valle, due gatti si erano creati la propria amaca personale, riposando allegramente in attesa dei primi raggi di sole.
Il bar in questione di cui purtroppo non ricordo il nome, è accanto alla tabaccheria, in viale Vittorio Veneto, c’è un comodo parcheggio sul lato opposto della strada, provenendo da Lecco sulla destra.
Ripartiamo e in breve raggiungiamo la via Giabbio, dove parcheggiamo la macchina.
Il parcheggio di solito si trova comodamente, ricordatevi che è sempre una zona industriale e qui, al contrario nostro, la gente ci lavora!
Solito tran tran di preparazione del Sig. 0081 e partiamo. Abbiamo fatto appena quindici metri e gli domando: “hai preso il cibo per Ginger?”, “Noooooo, il cibo del cane!”, meno male che avevamo fatto solo 15 metri!
Ci avviamo in fondo alla zona industriale per dirigerci alle porte della Val Varrone. Dopo qualche centinaio di metri, siamo in vista del ponte in pietra che sovrasta il torrente Varrone. Superato il ponte un cartello ci dà le prime indicazioni sulla strada da seguire, svoltiamo a destra, direzione per alpeggi e pizzo.
I primi alpeggi che incrociamo sul nostro cammino, sono quelli di Lavinol 766 mt slm. Si possono vedere chiaramente sulla destra mentre si raggiunge il ponte in pietra e da qui incomincia la nostra salita, costante fino alla fine.
Da questo alpeggio prendiamo un strada acciottolata immersa nei castagni. La direttissima che ci porterà fino al Piz Alben che attraverserà i vari alpeggi segnati sul cartello, fino alla nostra meta finale.
Questo tratto iniziale del percorso, risulta essere molto scivoloso, la pietra è viscida e le foglie di castagno cadute non agevolano il passo. Anche la cana è infastidita dai ricci di castagno caduti sul tracciato e giunti finalmente all’incrocio con la forestale (agrosilvopastorale), le controlliamo i polpastrelli per evitare problemi.
Tutto ok!
Facciamo un tornante e il nostro sentiero riprende sulla destra della strada. Sarà un po’ tutto cosi fino alla fine, merito di una direttissima. La variante è percorrere la lunga e “noiosa” agrosilvopastorale, fino all’Alpe Chiarino, da lì volenti o nolenti si prende il sentiero fino al Piz Alben, ma ci arriveremo…
Ora, fin qui le indicazioni seguite da noi sono state quelle per GDM, acronimo del Giir del Mont, consigliato per chi segue la direttissima.
Il secondo alpeggio è quello dell’Alben, non ricordo la quota altimetrica, sempre ben tenuto e curato. Si vede chiaramente che in queste zone c’è ancora una forte presenza umana o almeno questa è la sensazione che abbiamo.
Una bellissima panchina, posta vicino a una santella mariana è posta in questa località, c’è anche una bella fontana, cosa che Ginger gradisce particolarmente.
In tutti gli alpeggi incontrati, abbiamo trovato acqua, cosa molto importante quando si compiono giri in montagna.
Qui le indicazioni ci spingono verso l’Alpe Ariale e di Chiarino. Attraversando l’abitato il sentiero prosegue sempre attraversando la forestale, attenzione prima di arrivare all’Alpe Ariale, bisogna percorrere un tratto di agrosilvopastorale per circa una settantina di metri, dopodiché un’evidente traccia sulla destra, ci porta all’Alpe Ariale.
Anche qui troviamo delle bellissime baite e c’è anche un bellissimo Rifugio, L’Ariaal, siamo a quota 1330 mt slm.
Purtroppo per noi il rifugio è ancora chiuso a quest’ora, sono circa le 9:30 del mattino, aprirà mezz’ora dopo e nei pressi c’è anche una curiosa palina che indica la grotta degli sbandati, “forse dovremmo fermarci lì” ci diciamo…
Qui a fianco del rifugio, delle paline indicano chiaramente il percorso da seguire, sia che si vada a destra, sia che si vada a sinistra, la strada porterà comunque all’Alpe Chiarino.
Decidiamo di seguire a sinistra per il sentiero che s’inoltra nel bosco, un bellissimo sentiero principalmente in faggeta.
L’alternativa a destra é l’agrosilvopastorale che prenderemo al ritorno, per variare un po’ la discesa.
Il sentiero serpeggia fino a una cappella votiva sempre mariana, qui va decisamente per la maggiore, e proseguiamo verso sinistra fino a raggiungere l’Alpe Chiarino a quota 1580 mt slm., anche qui ben tenuta e sempre con acqua.
Sono le 10:00 passate da pochi minuti, ma il sole non è ancora arrivato a scaldarci le ossa, se pur presente sulle nostre teste.
Colpa del versante di salita, ovest più o meno, e in questo periodo è ben ombreggiato fino alla vetta del Piz Alben.
In cima all’abitato, troviamo la palina che ci indica la salita al Piz Alben, abbandoniamo il prato e ci inoltriamo nel bosco, un bellissimo lariceto, già in versione autunnale.
Ricordo che sono le uniche conifere non persistenti, quindi non sempreverdi e le foglie cadono in autunno e inverno, dopo aver assunto, un bellissimo colore giallo.
Finalmente s’incomincia a vedere il sole che con splendidi giochi di luce s’infiltra tra i rami. Ci siamo quasi e dopo una serie di serpeggi della via, avvistiamo la croce che indica l’arrivo alla nostra meta.
Arriviamo in vetta alle 10:40, ci sono un po’ di velature sparse, ma la giornata merita.
Ottimo il panorama che spazia dal Monte Legnone, al Pizzo dei Tre Signori.
Visibili anche le Grigne, e sullo sfondo ad est la catena del Monte Rosa.
Bellissime ed illuminate dal sole le vette che sovrastano la Val Varrone, Pizzo Alto, Monte Rotondo, cima Farina, pizzo Melàsc, Pizzo Trona.
Insomma, un 360 gradi, davvero notevole!
Ci riposiamo un po’, recuperando le forze dopo la costante salita, in fondo è sempre un pizzo quello che si deve raggiungere. Dopo le consuete foto, notiamo una traccia abbastanza evidente che si snoda tra i rododendri.
Mhhh che fare…
Ovviamente la percorriamo! Dapprima è ben marcata, man mano si fa più flebile. E’ il percorso di cresta che con molta attenzione (nulla di difficile) porta fino al Pizzo Cornagiera.
Decidiamo di non andare oltre il pizzo Cameròlt, sarà circa 1900 mt e dispari, rispetto al Piz Alben anche perché non conoscendo la strada con la cana, poteva risultare complicato e poi eravamo soddisfatti così.
La vista da qui è ancora meglio e mi rendo conto della posizione strategica, del Piz Alben, segnavia tra la Val Marcia e la Val Varrone.
Ci rispostiamo verso la croce ed è Ginger farci da guida, zampettando allegramente per i pendii, fino a ricongiungerci alla traccia tra i rododendri, per altro ancora molto verdi, essendo arbusti sempreverdi.
Al Piz Alben ci rifocilliamo sulla comoda panchina con tavolino, posta nei pressi della croce. Godiamo ancora un po’ del panorama, scambiando due chiacchiere e solo allora mi rendo conto che tra le deiezioni delle capre, spunta una bellissima pianta di Péruch.
In dialetto bresciano il péruch è lo spinacio selvatico, le sue foglie sono commestibili e anche piuttosto buone, esistono svariate ricette, tra le più comuni burro, pancetta, uovo, mischiato alla pianta, ma attenzione alla raccolta è pur sempre una pianta “alpina” e può essere regolamentata!
E’ ora di scendere, fino all’Alpe Chiarino, percorriamo il lariceto, sempre magnifico, all’alpe per variare un po’ prendiamo invece l’agrosilvopastorale, fino all’alpe Ariale.
Qui, visto che il rifugio è aperto, ne approfitto per bere una birra, ormai l’intera zona è assolata, anche se la giornata rimane fresca.
Proseguiamo per la direttissima, ci eravamo abbastanza stufati della forestale, fino all’Alpe Alben e qui è Ginger a dettare la via.
Vi ricordate il primo tratto di strada nel castagneto, tra pietra scivolosa, foglie e ricci?
Ebbene la cana, iniziato il tratto, già camminava a gambe allargate, tipo pelle d’orso, per utilizzare un brutto esempio! Scoppiamo a ridere e decidiamo che ha ragione Lei, così, prendiamo la forestale che ci porta agli inizi della Val Varrone, circa un chilometro prima del ponte in pietra e in breve siamo alla vettura.
Alla prossima, il Selvatico.
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