Dall’Alpe Prina (589 Mt slm), al Monte Palanzone (1434 Mt slm) 07-10-2022

Partenza: Alpe Prina 859 mt slm.

Arrivo: Monte Palanzone 1436 mt slm.

Dislivello +/-: 850 mt circa.

Difficoltà: E

Tipologia: Percorso ad anello

Meta odierna, è una solitaria al Monte Palanzone, seconda vetta più alta del triangolo Lariano, dietro il Monte San Primo 1682 mt slm.

Il suo nome potrebbe derivare dal latino “Palatium”, cioè palazzo/edificio simile ad una fortezza; oppure dal celtico “Pala”, altura!

Interessante punto panoramico, sulla pianura padana e il lago di Como.

Andiamo con ordine.

Punto di partenza è l’Alpe Prina, Crotto Alpe 44 se la cercate su google maps, nella splendida e piccola Valle Piot. Superato l’abitato di Caslino d’Erba, si prende la via Monte Palanzone, strada acciottolata, ma percorribile tranquillamente con la macchina superando il Forum Franciscanum, dove vale la pena fare una sosta per visitarlo, decidete voi se all’andata o al ritorno.

Superato il Forum, proseguo ancora un poco con la vettura, fino a raggiungere un pontile in legno con diversi cartelli, proprio di fronte al Crotto Alpe 44, un caseificio, dove è possibile comprare prodotti di capra e altro, quando aperto.

Poco prima, circa un centinaio di metri, c’è un comodo parcheggio, sulla sinistra salendo, privato ma ad uso pubblico ed è possibile parcheggiare lì la macchina.

Percorro i metri necessari per arrivare al pontile in legno e seguo le indicazioni per Monte Puscio o Croce/Capanna Mara.

Monte Palanzone

Attraversato il ponte, il sentiero parte subito in salita, nulla di difficile, si sviluppa sulla dorsale orografica destra della Valle Piot, sassoso e tra splendidi castagni che mi accompagneranno per quasi tutto il tragitto.

Bisogna fare sempre attenzione ai cartelli che da qui in poi indicheranno Capanna Mara, il percorso è molto bello, ombreggiato e sinuoso, serpeggia con ampie curve e tratti rettilinei, per tutto il profilo destro della valle.

Ogni tanto sporadiche radure si aprono tra i noccioli e il castagno, alcune con capanni per la caccia, penso per uccelli.

La giornata è molto calda, 24 gradi, e devo dire che il tratto nel bosco è davvero rinfrescante, o almeno questa è la sensazione che provo in quel momento, in realtà la maglietta è già madida di sudore, anche perché sono partito verso le 12:30!

Male, ma avevo voglia di farmi quattro passi.

Dopo un po’ di cammino, quel giorno le mie gambe correvano, arrivo ad una nuova palina in legno, a sinistra mi indica il Monte Croce/Puscio, prima meta della giornata.

Monte Palanzone

A questo punto del percorso, la fatica della salita è terminata, e su comoda dorsale tipica della zona del lariano, praticamente in falso piano, in pochi minuti, raggiungo il Monte Puscio a quota 1130 mt slm, dove sono situati una croce, eretta nel 1964 e un altare in legno.

Monte Palanzone

Dal monte si gode un bellissimo panorama, peccato un po’ di foschia, sui laghi di Pusiano e Alserio e sulle Prealpi circostanti, compreso il Monte Palanzone che svetta poco distante.

Visibili verso est, i Corni di Canzo, col Resegone sullo sfondo, e le Grigne.

Torno sui miei passi, dopo aver goduto dello splendido panorama, ripercorro il falso piano sulla cresta per tornare verso il cartello in legno e proseguo verso il Rifugio Capanna Mara a quota 1125 mt slm.

Monte Palanzone

Lo raggiungo in breve tempo e faccio una breve deviazione per raggiungere “una cappella votiva”, posta qualche metro sopra il rifugio, sul tragitto avvisto anche delle bellissime amanite muscaria, fa ancora molto caldo e loro crescono ancora indisturbate nel bosco, sotto l’ombra dei pini.

L’intenzione, una volta arrivato in cima, dove è sito questo monumento, è quella di fare la cresta e scendere fino alla bocchetta di Lemma, ma l’assenza di un sentiero definito, uno strano fruscio tra le sterpaglie, alte almeno una settantina di centimetri ed un inquietante soffio, mi fanno desistere e tornare sui miei passi.

Ridiscendo fino al cartello che mi indica, Bocchetta di Lemma/Bocchetta di Palanzo e proseguo per sentiero più comodo, fino a raggiungere la prima delle due bocchette a quota 1115 mt slm, poco più avanti incontro un bivio, che scegliere?

A destra su comoda sterrata che in pratica sto percorrendo dal Rifugio Mara, si arriva comodamente alla Bocchetta di Palanzo, senza grosse fatiche, in pratica un falso piano; a sinistra si sale su dorsale al Pizzo dell’Asino 1272 mt slm.

Ovviamente prendo senza indugi, la dorsale per il Pizzo!

Sebbene molto più corta, ricorda molto la direttissima per il Monte Palanzone, un bel dritto breve, ma intenso su terreno molto scivoloso in caso di pioggia, perché si svolge su terreno sabbioso, tipico in queste zone.

La vista non è male e si incomincia ad intravedere il lago di Como.

Sempre su dorsale, scendo in maniera più agevole verso la Bocchetta di Palanzo a quota 1219 mt slm, su sentiero roccioso che pian piano si sta ricoprendo del fogliame autunnale.

Dalla bocchetta seguo il cartello per “Monte Palanzone dorsale per cresta”, e qui la salita è molto impegnativa, sempre su percorso scivoloso in caso di pioggia, sono circa 260 mt di intenso piacere, il dislivello per arrivare in vetta a quota 1436 mt slm.

Passo dopo passo e goccia di sudore dopo goccia di sudore, arrivo finalmente in vetta, la giornata si è ripulita un poco, la foschia sulla pianura padana e sui laghi sembra essersi affievolita, regalandomi un meraviglioso 360 gradi.

A Nord le Alpi, stagliate su un cielo, di un blu intenso e già parzialmente innevate, il Monte San Primo, la vetta più alta del Triangolo Lariano. A est le inconfondibili Grigne, il Resegone, i Corni di Canzo, il Legnone etc.

Verso Ovest, il massiccio del Monte Rosa, mentre a sud, una più nitida pianura con i suoi laghi.

Faccio una sosta di circa mezz’ora, in totale solitudine, non ho incontrato praticamente nessuno, oggi. Mi godo i caldi raggi del sole e osservo un aliante che è un bel po’ di tempo che mi ronza sulla testa, si abbassa leggermente di quota passando vicino alla cappella di vetta a forma piramidale, inconfondibile!

Lo saluto e lui prosegue il suo volare, verso i Corni, nel mentre sopraggiungono due cornacchie, le saluto e loro rispondono al saluto col loro inconfondibile gracchiare.

Gli lancio un po’ di cibo e loro sembrano gradire, mi rimetto lo zaino e riprendo il mio cammino.

La discesa è la stessa della salita, veloce e tecnica, in breve sono di nuovo alla Bocchetta di Palanzo, qui un cartello mi indica la direzione, verso sinistra per Alpe di Prina.

Monte Palanzone

La discesa sul sentiero, in parte su roccette, scende abbastanza ripida per la Valle Piot, principalmente tra castagni, in alcuni tratti ho camminato su innumerevoli gusci, ripieni del gustoso frutto, la castagna.

Ogni tanto mi fermo a riposare su qualche tronco, anche perché ho le gambe affaticate, divertendomi a sgusciare i ricci, per veder quante castagne contengono e procurandomi ogni tanto qualche dolorosa puntura!

Monte Palanzone

Anche qui, cosa che mi è capitata lungo tutto il tragitto, mi accorgo che il bosco è molto vivo! Una miriade d’insetti e di piccoli rettili, lavora incessantemente tra gli arbusti e le radici degli alberi, grazie anche alla giornata molto calda.

Lepidotteri, scarabei neri che con macabri riti tribali rendono omaggio ai propri morti e lucertole, la fanno da padrone.

Il tragitto non è lunghissimo, la Valle Piot seppur bella, non è immensa e il dislivello si fa sentire -850 mt dal Palanzone all’Alpe Prina, soprattutto dopo aver “corso per tutto il giorno!”.

La discesa prosegue sinuosa e dopo aver superato il greto di un fiume in secca, su comoda strada sterrata, raggiungo finalmente la macchina.

Alla prossima, il selvatico!

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