San Tomaso-Monte Rai e Prasanto- Sasso Malascarpa-Colma Ravella e il Grande Ent

12-01-2023

Partenza: Valmadrera, località Belvedere, in cima a Via San Carlo Borromeo

Arrivo: Idem.

Dislivello +/- : 1051 Mt slm, circa.

Difficoltà: E

Tipologia: Percorso ad anello.

Premessa

Questa volta sono solo, niente Sig.0081 e la cana, sveglia alle 5.00, alle 6.30 sono già in macchina, fuori è ancora buio, poco traffico per le strade, dopo il radio giornale metto musica e parte un bel blues di Muddy Waters, sempre meraviglioso ascoltare blues al mattino!

Arrivo in loco prestissimo senza correre e procedendo su Via san Carlo Borromeo fino in cima, incontro una simpatica Signora alla quale chiedo informazioni sulla partenza.

Mi risponde che posso parcheggiare tranquillamente lì e così faccio.

Mi preparo in fretta e furia, ho voglia di muovere il passo.

Partenza

Il primo tratto è asfaltato, breve ma intenso che ben presto viene abbandonato per posare gli scarponi su strada acciottolata e più morbida. La seguo per un breve tratto e decido di tagliare sulla sinistra, appena mi si presenta una mulattiera che mi permette di tagliare la strada, facendomi guadagnare quota più in fretta.

Sono le 7.30 passate da qualche minuto e alle mie spalle incomincia ad albeggiare, dopo un paio di salti della strada acciottolata, svolto a sinistra seguendola, non ci sono più deviazioni.

La seguirò fino a San Tomaso, in giro non c’è nessuno e mi volto a guardare l’albeggio, il Resegone in controluce, esplode in magnifici giochi di luce.

Valmadrera

Continuo il mio passo e incrocio un signore con due asini, uno di questi al traino e due cani.

“Buongiorno”, mi annuncio, “Salve”, risponde sorridendo e aggiunge; “Ho recuperato gli asini, se n’erano andati in giro, erano scappati”, beati loro penso, liberi di circolare non visti. Sorrido accarezzo i cani e salutando proseguo per la mia strada.

Passo a fianco ad una palina che indica il percorso dei massi erratici, qui è sito il famoso “Sass Negher” (sasso nero) e proseguo per la mia strada, dopo qualche tornante, sono in località San Tomaso, una meravigliosa piana, sopra Valmadrera, 600 Mt circa slm.

San Tomaso

Mi dirigo verso la chiesetta, posta su una splendida balconata. Sotto la vista spazia su quel ramo del lago di Como e il bellissimo Lago di Annone e su tutto l’indotto di fabbriche di questa “fiorente” zona.

“Dormono le fabbriche, in giro ancora io vivo…non lo soooo”, recita una bella canzone, almeno per me, dei Timoria, ma io, sono Vivo. Il cielo esplode in giochi di colore e la terra prende vita ai primi raggi, muovendone i contorni, l’esplosione la chiamava Mario Rigoni Stern, il monte Rai e il Cornizzolo, vengono irradiati, dalle prime luci del sole.

Una sensazione di beatitudine pervade il mio corpo e la mente, il vento frizzante mi sferza la faccia, sono vivo, questo e certo!

Osservo sbigottito la dicotomia che si è venuta a creare tra Madre Natura e Uomo.

Sotto le fabbriche ancora sonnecchianti incominciano a sbuffare i loro veleni, l’indotto economico deve andare avanti e tutto intorno la Natura prosegue il suo incedere millenario.

Mi godo ancora qualche momento e poi riparto.

Sulla piana di san Tomaso c’è anche un bellissimo agriturismo, il Rusconi, e un museo sulla vita contadina.

Fin qui, seguendo la strada acciottolata, è una bellissima gita per famiglie.

Attraverso i caseggiati, sempre su sentiero numero 1, seguendo le indicazioni per il corno del Birone e monte Cornizzolo, da qui a breve si comincerà a salire.

Ci s’inoltra per la Val Molinata, indubbiamente il tratto più difficile del percorso, sempre però su sentiero ben visibile.

Si incontrano alcuni bivi e si segue sempre il sentiero numero 1, in alcuni tratti il sentiero serpeggia e si innalza su roccette e radici di faggio che qui, la fa da padrone.

Siamo immersi nella riserva naturale del Sasso Malascarpa.

Verso le 9.00, mi lascio alle spalle il bosco, raggiungendo la localita Cà Rotta (casa rotta),

da qui, dovrei proseguire per il corno del Birone, altra splendida terrazza sulla valle, ma desisto, non per stanchezza o controvoglia.

Il GAL quattro parchi Lecco Brianza è intervenuto in questa zona per la riqualificazione del territorio, parte boschiva e agricola, mettendo un po’ a soqquadro il terreno, quindi non ho capito bene la strada da seguire.

Così per evitare complicazioni, uso di GPS e quant’altro, decido di salire direttamente alla bocchetta di San Miro 1181 Mt slm. Anche qui per arrivarci, passo per terra smossa dai lavori.

Mi accoglie il Cristo, posto a fianco della palina con le varie indicazioni.

Svolto a sinistra e risalgo la crestina che in breve mi porterà sul monte Rai 1259 Mt slm.

Giustamente per par condicio, sulla vetta sono presenti una croce e una statua mariana, le mie visioni a sfondo mistico continuano!

Il monte Rai

Beh! Che dire! Posto molto panoramico, senza dubbio, la vista spazia a 360 gradi, su Grigne, Resegone, i laghi e il triangolo lariano.

Unica pecca è quando lo sguardo si posa sul Prasanto, con le sue orripilanti antenne!

Un vento gelido d’alta quota, mi fa coprire, mi godo per bene il panorama, ma sto rischiando di raffreddarmi e così ridiscendo verso la bocchetta di San Miro, per continuare la mia avventura verso il monte Prasanto, 1235 Mt slm.

Lo raggiungo per cresta, facile anche se rocciosa, e la visione, per restare in tema mistico, delle sue antenne mi fa accapponare la pelle.

Lo supero velocemente, scendendo, sempre per cresta verso il Sasso Malascarpa un bellissimo rilievo roccioso, una delle zone di maggiore interesse geologico, geomorfologico e paleontologico della Lombardia.

In loco sono poste varie cartellonistiche che informano gli ignari viandanti, sulle meraviglie che stanno osservando.

A fianco una palina, mi spinge verso la colma di Ravella, passando “sul sentiero geomorfologico della zona”, lungo il tragitto quasi fino alla colma, si trovano altri cartelli esplicativi.

La prima parte del percorso si svolge su roccette, prestiamo quindi attenzione a dove posiamo i nostri scarponi, nulla di difficile per carità.

Abbandonate le conformazioni rocciose, il tragitto prosegue in una splendida faggeta fino alla colma di Ravella. Prestiamo attenzione ai bolli, posti anche sui faggi per seguire il sentiero. Giunti alla colma, ci si può riposare, su un bel tavolo con panche.

Il grande ENT

Da qui continua il mio cammino in direzione del grande Faggio, c’è una palina che mi indica la direzione e lo raggiungo in pochi minuti.

E’ già la seconda volta che mi trovo al cospetto di Sua Maestà, la prima volta con Countygirl ed è sempre meraviglioso.

M’inchino al suo cospetto, Lui secolare, io solo un passaggio nel tempo (spero lungo), lo abbraccio delicatamente con timore reverenziale, lo squadro, lo esamino e lo studio è veramente uno splendido esemplare di pastore del bosco!

Al suo cospetto una fonte, dove la società escursionisti Valmadrera (S.E.V), ha posto una targa per il 50esimo anniversario del Fontanino del Fò (del faggio).

Resto seduto una decina di minuti a godermi l’ENT, su un comodo tavolo con panche e poi prendo il sentiero numero 4 che parte proprio alle spalle del Fò e che mi riporterà verso San Tomaso e Valmadrera.

Per la maggior parte il percorso è immerso nella faggeta, davvero incantevole.

Spesso incontro dei bivi, ma seguo sempre il sentiero di riferimento, attenzione però, alcune tracce sono ingannevoli, presto quindi attenzione al percorso.

S’incrocia anche la strada medioevale. Le stesse indicazioni le ho viste salendo, ma continuo per la mia strada, incontrando sulla destra una palina indicante la “Casota”. E’ una tipica costruzione in pietra a volta che serviva per il riparo del bestiame, del fieno e degli attrezzi agricoli.

La “Casota” non l’ho vista, ma la palina c’era e lì, ho proseguito dritto!

Fin qui tutto bene, il percorso è molto morbido, sono nella bellissima valle del Gatton, ma a metà percorso circa, le cose cambiano leggermente. Il terreno diventa più scosceso e deciso ed è praticamente tutto su roccette, fino a San Tomaso.

Giunto sulla piana di San Tomaso, mi vado a rigodere il panorama sulla terrazza della chiesa. E’ decisamente mutato e non c’è più quell’incantevole sensazione ed i giochi di luce che avevo incontrato la mattina, pur rimanendo un bella prospettiva.

Ridiscendo la strada acciottolata che dalla piana mi riporta verso Valmadrera, dove ho parcheggiato. La percorro tutta, nella sua interezza e durante il tragitto incontro un bel micio che si sta facendo le unghie su un tronco: “Sei fuori posto” gli dico, “Dovresti essere nella valle del Gatton!” e dopo questa splendida battuta…

Alla prossima, il Selvatico.

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2 Replies to “Anello di San Tomaso da Valmadrera”

  1. La Montagna è meraviglia. Quando si ha la voglia irrefrenabile di descriverla, per farla godere anche ad altri, allora la Montagna ha svolto egregiamente il suo lavoro. Bella descrizione, sembrava di trovarsi su quelle belle dorsali.

    1. La ringrazio molto signor Giuliano.
      Ha colto perfettamente il senso dei miei racconti qui sul blog.
      Un giorno, chissà, magari ci incontreremo inconsapevoli, sulle terre alte.
      Il Selvatico

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