Sabato mattina, passeggiando per l’Allea di viale Matteotti a Pavia, io e mia sorella ci siamo messe a cercare, come ogni anno, le castagne matte.
Una coppia di signori anziani ci ha chiesto il perché e allora ho pensato di raccontarlo a tutti.
Per me è una cosa scontata, ma magari molti non lo sanno e io amo divulgare le mie tradizioni.

Foto presa da Pixabay

Fin da bambina

mia nonna e mia madre mi hanno sempre dato, in autunno, una castagna matta da tenere in tasca o in borsa per tutto l’inverno.
La leggenda dice che questo frutto tenga lontano i malanni di stagione come il raffreddore.

Ovvio che non ci sono fondamenti scientifici e che si tratta solo di una leggenda, ma per me è una tradizione molto carina e tenera. Mi ricorda l’infanzia e ne raccolgo sempre qualcuna in più da regalare alle persone che mi sono care. E’ una piccola forma di attenzione che ricevevo io e che mi piace dare agli altri… un modo originale per dire “ti voglio bene”.

Castagna “matta” e castagna “sana”

Quando parlo di “castagna matta” mi riferisco al frutto dell’ippocastano e quindi ad un frutto non commestibile perciò la tengo in borsa e basta. Mi raccomando, non mangiatele e non confondetele con le castagne “sane”.

La castagna matta è il seme dell’ippocastano, mentre la castagna commestibile è il frutto del castagno quindi occhio a distinguerle per bene.

Personalmente il raffreddore lo prendo raramente e so che non è merito della castagna, ma sinceramente me ne frego e ogni anno la cerco e me la tengo…male non fa 😉

La castagna matta la potete trovare facilmente anche in città. Io la prendo quasi  sempre a Pavia (quando vado al mercato e passo in viale Matteotti le trovo sempre), ma ce ne sono tante anche a Milano, ad esempio al Parco Sempione.

Castagna matta

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5 Replies to “La castagna matta”

  1. io non sapevo di questa leggenda. forse perchè vivendo in città, di alberi di castagne non ne vedo molti, ma nessuno me l’aveva mai raccontata.
    trovo che sia veramente un gesto carino quello di regalare una castagna matta alle persone a cui vuoi bene. che dolce!!!

  2. Adoro questo post e adoro tutti quei gesti tradizionali e “irrazionali” che facciamo per tenere sempre vivo il filo della nostra memoria personale e per continuare a far vivere piccoli rituali che ci fanno star bene. Giù in Sicilia ne ho imparati parecchi di questi rituali e anche se adesso vivo a Milano da un po’ provo comunque a tenerli vivi 🙂

    1. Grazie Elena,
      anche io adoro tenere vivi i gesti tradizionali che mi legano alle mie origini.
      Non ci sono particolari credenze in queste cose e non le definirei scaramanzie, ma solo abitudini che fanno parte di noi. 🙂

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